La lettera dei ragazzi del Concetto Marchesi che hanno
aderito al progetto Namastè, così piena di sentimento e rabbia, ci dovrebbe
riportare tutti con i piedi per terra.
Attraverso questi preziosi progetti, i nostri ragazzi possono
concretamente conoscere e capire cosa voglia dire “qualcosa” che troppo spesso
è discusso in modo STRUMENTALE e
superficiale...e anche, a volte, con toni intolleranti.
Quando si è invece a contatto con questi ragazzi, in realtà
locali e ristrette, e loro entrano a far parte della nostra vita quotidiana, si
può capire e conoscere cosa sia l'accoglienza
e l'integrazione.
Sarebbe molto più facile tacere e lasciare che questo episodio
venga dimenticato, oppure cavalcare l’onda politica dell’intolleranza, e del
razzismo, tanto amata o odiata dalle diverse compagini politiche...ma non ci
riesco, mi scuserete.
Come amministratori, i Consiglieri di Mascalucia sono stati
chiamati in causa e non me la sento di tacere. Anche perchè nel tempo mi sono
interessata delle strutture nate in questi anni nel nostro territorio e non
potrebbe essere altrimenti dato il mandato che mi è stato concesso dai
cittadini.
Questo episodio rappresenta nel piccolo quello che probabilmente
accade in molti altri posti in tutta Italia. Ma può farci riflettere e capire
che tipo di Comunità vogliamo essere.
I ragazzi che hanno vissuto questa
esperienza SONO I NOSTRI FIGLI di oggi o saranno i nostri figli di domani e la
discriminazione, l’insensibilità, i cànoni, i pregiudizi, la tolleranza come l’intolleranza,
sono tutti fattori che non nascono con loro, ma si formano con il tipo di
educazione ed ESEMPIO che gli diamo.
Avere una posizione precisa (dettata dalla realtà dei fatti)
in questo caso è molto difficile per me, considerata la difficoltà nel reperire
tutte le informazioni, che partono dagli anni 60, però credo di poter partire da ciò che so:
- So che a Mascalucia ci sono persone a cui questi ragazzi
danno fastidio, non si può negare. Gli da fastidio vederli in giro, hanno paura
che gli rubino in casa, hanno paura che possano trasmettere malattie ai nostri
figli, farci del male o toglierci qualcosa che ci appartiene.
- So che Mascalucia d’altra parte, è tra i Comuni più attivi
d’Italia per accoglienza ai minori stranieri. Abbiamo due SPRAR. Abbiamo il
primo centro privato di prima accoglienza in sicilia che ha accolto molti MSNA (anche
se attualmente non attivo). Abbiamo una comunità alloggio per minori
stranieri...non so in quanti siano andati a visitare queste strutture e seguire
le vicende a volte anche drammatiche di questi ragazzi.
Dietro questo sistema, che sicuramente ha tante falle, ci
sono, persone che sono quotidianamente impegnate, affinchè questi ragazzi
vivano nel modo meno traumatico possibile la loro esperienza e spesso
scontrandosi con la burocrazia, le carte, le poche possibilità, la mancanza di
una rete che funzioni a tutti i livelli, la mancanza di strutture adeguate e tutto ciò che permetta di gestire una
situazione, che purtroppo è ingestibile, non in questi termini.
Per cui succede che dei ragazzi sbarcati a Giugno 2016 a
Catania, vengano collocati per motivi di ordine e sicurezza pubblica, presso
l’Istituto Horeb, per poi, dopo più di 7 mesi, essere trasferiti in un centro
di prima accoglienza a Caltagirone.
Questi i fatti.
Per ciò che è di mia competenza e nel pieno diritto delle mie
funzioni, sto chiedendo di conoscere se
la struttura Horeb è una struttura di prima accoglienza, in quanto
verbalmente non ho ottenuto risposte esaustive.
In tal caso, se così fosse, il Decreto del Presidente della
Regione Siciliana del 13 Agosto 2014, che stabilisce gli standard
strutturali e organizzativi per l’accoglienza in Sicilia dei minori stranieri
non accompagnati, all’art. 1 nel merito
delle struttura di prima accoglienza, stabilisce
che “...Il minore viene accolto dietro provvedimento della Prefettura /
Questura o dell’autorità giudiziaria, con
contestuale comunicazione al comune presso il quale è ubicata la struttura...omissis...”.
E ricordiamoci che l’accoglienza non dovrebbe essere superiore ai tre mesi,
dopo di che i minori dovrebbero essere trasferiti in strutture di secondo
livello, da poco più di un anno ridefiniti attraverso un altro D.P. del 18
gennaio 2016.
Nel merito della comunicazione tra Enti coinvolti, il nostro Comune, scrive alla Prefettura di Catania ad
Ottobre 2016 (4 mesi dopo il collocamento all’Horeb), di essere venuto a conoscenza solo recentemente della presenza, sul
proprio territorio, dei minori stranieri non accompagnati, all’interno dell’istituto
H.O.R.E.B.
Se l’Horeb non fosse una struttura di primo livello, si
aprono altri scenari, dagli orizzonti molto incerti...tenuto conto delle
perplessità per la stessa struttura a livello urbanistico, ma anche, nel caso in
cui l’Horeb fosse una comunità alloggio per minori, dei nuovi standard dettati
sempre dal D.P. del 18 gennaio 2016.
In tal senso mi metto a disposizione di tutte le parti interessate che vorranno approfondire la questione urbanistica, con accesso agli atti, e tutto ciò che è nelle mie funzioni di Consigliere Comunale, al fine di reperire quanto possa esserci utile e che una volta ottenuti, potremo valutare insieme.
E’ chiaro che tutte queste faccende burocratiche, decreti,
leggi, organizzazioni, divieti, prassi..........agli occhi dei nostri ragazzi, ai
quali sono stati strappati degli amici, che hanno conosciuto e con i quali hanno
condiviso momenti di gioia e di amarezza, risultano inammissibili, non concepibili..ed
in una società che funzioni, questo è vero e giusto.
Ma noi siamo più simili ad una società che, pur essendo costituita da tante persone che ce la mettono tutta, assomiglia di
più ad un immane tentativo di “cavarsela” quotidianamente, sommersi come siamo tra
mille difficoltà.
Di fronte a tutto questo, resta la mia personale opinione, che comunque
-anche
se gli studenti non fossero stati messi a conoscenza del fatto che i ragazzi ospiti della struttura sarebbero prima o poi andati via;
-anche se i ragazzi stessi dell’Horeb non ne erano a
conoscenza;
-anche se forse, dentro quella struttura non dovevano neanche esserci,
soprattutto per la loro sicurezza e tutela;
-anche se il futuro di questa generazione e di
tutti i figli di queste terre, è incerto;
credo che OGNI azione che vada verso
il completamento, l’integrazione di una società multietnica e multiculturale, non è mai sbagliato, fosse anche solo
per un gesto di un attimo, un evento di un giorno, un progetto di un mese, o l’impegno
di una vita.
In questo senso, da madre e da amministratrice, ringrazio le insegnanti che promuovono questi progetti, sono vicina al dolore dei ragazzi che
condivido e resto ben lontana da chi per ignoranza o intolleranza non li vuole qui
con noi.
La Portavoce al Consiglio Comunale di Mascalucia Agata Montesanto
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