martedì 12 marzo 2013

Il mercato del baratto

Il baratto costituisce storicamente, come ben sappiamo, la prima forma di scambio non basata sull’uso di una moneta. Parlarne nella società attuale sembra anacronistico. Non è proprio così. Oggi, infatti, esistono diverse forme di baratto create da azioni che spesso non consideriamo tali: il bambino che scambia le figurine con il compagno di scuola, il proprietario di una multiproprietà che offre la possibilità di trascorrervi una vacanza, l’opportunità che alcuni B&B offrono ai loro clienti di collaborare attivamente ad alcuni lavori in cambio di pernottamenti, la rete Internet che attiva milioni di contatti basati appunto sullo scambio. In ogni caso, nel baratto spesso non conta il valore della merce di scambio quanto, piuttosto, la possibilità di ricevere in cambio qualcosa che non si possiede.
Il Movimento 5 Stelle di Mascalucia intende inserire nel suo programma la realizzazione di un mercato del baratto. Questo mercato è da intendersi non soltanto come luogo fisico nel quale potere effettuare gli scambi ma anche, e soprattutto, come luogo ideale in cui convergono alcuni dei principi fondamentali del Movimento stesso: possibilità di riciclare oggetti che, altrimenti, andrebbero ad accrescere l’enorme quantità di usa e getta della società dei consumi; affermazione di un modo nuovo di creare risparmio laddove il grave momento di recessione confina le famiglie a non potere mettere più nulla da parte; sperimentazione di scambi basati su ortaggi e frutta provenienti da orti e giardini privati per incoraggiare questa forma di micro economia e per sollecitare i partecipanti a non usare pesticidi o altre sostanze nocive e inquinanti; implementazione di una rete basata sul baratto di beni immateriali quali, per esempio, servizi, consulenze, offerta di competenze, scambi culturali, ecc.

Mirella Turco

Quarta di copertina del romanzo “Gli Stanziali”
Per gli Stanziali fondare un’Organizzazione del Cambiamento diviene motivo di speranza. Dal sogno alla realtà, i manovali del mutamento iniziano a costruire un luogo ideale in cui possano convergere le attese deluse. Millecinquecento anime rispondono al richiamo di una fede perduta, di un carosello interrotto, dell’asta spezzata da salti ormai sempre meno tentati. Gli abitanti di Rosia si ritrovano sull’Altopiano, insicuri, sperduti, eppure vogliosi di ricominciare. E’ l’inizio di un cammino che parte da lontano, saturo di errori da scansare e di promesse da mantenere. Nell’intreccio sinuoso delle vite che vi convergono, s’impone la scelta tra un’occasione unica e l’ennesima trappola delle illusioni. Chi ha preferito la danza di questo viaggio immaginario deve muoversi verso un ignoto che reclama responsabilità, coraggio, ricerca delle iniziative. Deve abbandonare il vissuto di sempre, costretto in logore abitudini, per volare sulle ali dell’indeterminatezza. Quasi per gioco, per follia, o per fredda rinuncia, i Rosiani si accorgono che singoli atti quotidiani, semplici e appaganti, rendono possibile il processo continuo di sviluppo pulito che desiderano realizzare. Rosia non esiste, ma potrebbe vivere in ciascuno di noi.
PS: spero che Beppe Grillo legga il romanzo che gli ho dato in Piazza Università la sera del 30 gennaio…!

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