martedì 17 febbraio 2015

IMPOSTE DIRETTE....NELLE NOSTRE TASCHE.

Nel precedente post del 5 dicembre 2014, ho parlato delle accise, tasse indirette che, gravando sui carburanti, incidono automaticamente sul costo di tutti i prodotti al consumo, tanto che non si capisce come mai si sia ulteriormente gravati di tasse e bolli automobilistici.
Non si capisce, inoltre, in quale pozzo finiscano tali introiti, stante che, legati a contingenze, anziché esaurirsi si cumulano restando in permanenza, gravate anche di IVA, come se rientrassero nei guadagni.
Analizziamo  adesso il resto dei balzelli che siamo costretti a pagare, senza corrispondenti benefici, cercando di capire come e a chi serve il nostro sistema fiscale.
Quanto pesano individualmente e socialmente, e soprattutto, chi vanno ad arricchire di fatto tali oneri?
Si premette che, in una società civile, le tasse sono un onere, utile oltreché obbligatorio, in quanto consente, in una saggia amministrazione, la collettivizzazione di servizi, fruibili da ogni cittadino, affinché ognuno possa godere di quei benefici sociali, somma di innovazioni tecniche, scientifiche e sanitarie che, individualmente, diventerebbero troppo onerose.
Senza le tasse, verrebbero escluse  dalla fruizione di scuole, cure mediche e quant’altro di utile, tutta quella parte di  popolazione che non potrebbe essere, con mezzi propri, in condizione di poter pagare ogni cosa.
La Costituzione,all’art.53, così recita: “Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche
in ragione della loro capacità contributiva.
Il sistema tributario è informato a criteri di progressività.”
Quanto sancito dal succitato articolo è assolutamente ragionevole ed improntato al rispetto dei diritti vitali dei cittadini perché, ovviamente, un prelievo unico non ha lo stesso impatto nelle differenze.
Cerchiamo di capire come mai riescono a trasformare un principio giusto in un meccanismo diabolico e soffocante.
La  fiscalità a cui siamo sottoposti si compone di diverse tipologie e una gran serie di specificità, tali da non lasciare scoperto nessun aspetto della nostra vita, tranne il respiro.
Cominciamo con un primo discernimento.
Le imposte sono:
  • dirette
  • indirette
le prime colpiscono la ricchezza al momento in cui viene prodotta, cioè il reddito;
le seconde al momento in cui viene spesa, quindi qualsiasi cosa si acquisti, dalla più necessaria alla più voluttuaria.
In questo post analizzeremo solo le prime, e sono le tristemente note IRPEF, IRES e IRAP.
La prima, cioè l’imposta sul reddito delle persone fisiche, grava su tutti i cittadini, da un certo reddito in su.
Sono destinatari di tale imposta tutti i cittadini residenti sul territorio, i non residenti per il reddito prodotto sul territorio e “soggetti passivi impropri”, per quest’ultima fattispecie, dal '99, vengono considerati residenti fino a prova contraria, anche i cittadini italiani, cancellati dall’anagrafe e migrati nei paradisi   fiscali. Questo suscita già un interrogativo, infatti se i cittadini migrati nei paradisi fiscali sono soggetti anch’essi a pagare le tasse in Italia, perché mai grandi capitali continuano a fluttuare nei paradisi fiscali?
PER FAVORE, fatemi capire.
L’IRPEF viene applicata con aliquote differenziate, per fasce di reddito. Viene considerato reddito qualsiasi introito percepito dalla persona fisica, dalla pensione o salario alla proprietà produttiva o qualsiasi introito un soggetto possa godere, prescindendo da quelli a carattere assistenziale.
Nel '99, le entrate fiscali, complessivamente, ammontarono a circa 433.300 miliardi di lire, di cui circa 184.800 miliardi di lire solo di IRPEF che, quindi, contribuisce per poco meno della metà dell’ammontare complessivo dell’introito fiscale.
Le altre imposte dirette sono: IRAP e IRES.
L’IRAP, ovvero, imposta regionale attività produttive.
Se i miei limiti non mi traggono in inganno, si paga ciò che si produce, che poi diventando reddito, si ripaga nel reddito, come IRPEF, e non si ferma qui.
Nel 2013 il gettito erariale complessivo era di 378.602 milioni di euro.
Il gettito proveniente da IRAP, nel bilancio  gen./nov. 2012, era di 32.761 milioni di euro e nello stesso periodo del 2013 era di 22.180 milioni di euro con una differenza di -10.581milioni di euro con una riduzione dell’introito di -32,3%.
Senza arzigogoli da alta finanza, è intuibile che il calo sia determinato dall’allentamento delle attività, ditte che chiudono, riduzione di richieste e produttività, ma anziché ricercare meccanismi per arginare i danni, i nostri sapienti gestori, non trovano niente di più comodo che aumentare ulteriormente il peso fiscale, o infierire maggiormente sui malcapitati che, chiari e rintracciabili, possono essere facilmente aggrediti.
Una tassa interessante è l’ lRES, imposta sul reddito delle società; è un’imposta diretta, proporzionale e personale, con un’aliquota del 27%. E’ interessante almeno  per due motivi, il primo è che fra le società destinatarie dell’imposta, sono annoverati i trust.
Il trust, secondo dizionario, è una coalizione di imprese e società similari che si fondono in un complesso economico a direzione unitaria al fine di ridurre i costi e battere la concorrenza.
Cosa che avviene regolarmente, senza però attrezzare le piccole e medie imprese a sopravvivere in un mercato globalizzato che distrugge ogni possibile intralcio.
Il secondo motivo di interesse, per noi comuni mortali, è dato dal fatto che, non ci sono dati chiari per quanto riguarda il gettito proveniente da tale tassa.
Dal rapporto del Ministero dell'Economia e delle Finanze sulle entrate del novembre 2013, consultabile QUI, si ricava quanto segue:
gen./nov.                                       2012                         2013
totale complessivo      
degli introiti in mil.di euro         377.876                    336.590                - 21.286 (-5,6%)
IRPEF                                       151.631                    143.920                - 7.711 (-5,1%)
IRES                                          35.872                       22.183                - 13.689 (-38,2%)
Certo non sono una competente, però il confronto fra le tasse pagate dal reddito dei cittadini (IRPEF) e quello pagato dalle società(IRES), la maggior parte del grande capitale, mi ricorda la storia del re in mutande, è sotto gli occhi di tutti e nessuno vuol vederlo.
Chi pratica l’evasione fiscale? Un quarto di IRES su l’IRPEF parrebbe sintomatico.
Anziché accanirsi contro il piccolo autonomo o aumentare le tasse sulla casa del pensionato, non sarebbe più onesto guardare le grosse società?
Vi rimando al prossimo post sulle miriadi di tasse indirette.                         
Natalia Libra
Attivista M5S Mascalucia

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