martedì 9 dicembre 2014

EVENTO TTIP A SAN GIOVANNI LA PUNTA (CT)


Il gruppo meetup del Movimento 5 Stelle di Mascalucia, ha collaborato all'organizzazione dell'evento che si terrà venerdì 12 Dicembre 2014, alle ore 19.30, presso i locali di Villa Angela a San Giovanni La Punta in provincia di Catania, via Ravanusa 16.Pagina Facebook all'indirizzo: https://www.facebook.com/events/691155297665833/


COS'È IL T.T.I.P?
TTIP è l'acronimo di Transatlantic Trade and Investment Partnership. Si tratta dell'accordo di libero scambio tra Ue e Usa che viene definito come il più grande della storia (cd. "Nato economica"). La partnership è in fase di negoziazione e non è ancora stata approvata.
Vedi anche qui .

QUANDO NASCE IL TTIP

Nel 2007 viene istituito il Consiglio Economico Transatlantico e sono poste le condizioni per la creazione di una zona di libero scambio comune alle due macro aree.
Nel febbraio del 2013 il presidente Usa Barack Obama, il Presidente della Commissione Ue José Manuel Barroso e il Presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy annunciano l'avviamento delle procedure interne per lanciare il negoziato.

Il 14 giugno del 2013 il Consiglio europeo accorda alla Commissione il mandato per negoziare a nome dell'Ue sul TTIP.

COSA PREVEDE L'ACCORDO
L'eliminazione dei dazi e delle barriere non tariffarie fra Stati Uniti e Unione europea. La semplificazione della compravendita di beni e servizi fra le due aree. La crescita economica delle due macro aree con la conseguente creazione di nuovi posti di lavoro e la diminuzione dei prezzi.

COSA OCCORRE PER METTERE IN ATTO L'ACCORDO
Una sostanziale deregulation che passi per l'allineamento e l'armonizzazione delle regole su commercio, ambiente, salute e lavoro. Dal TTIP sono attualmente esclusi i servizi finanziari e le banche.

Al termine dei negoziati, il Consiglio costituito dai rappresentanti dei governi degli Stati membri e il Parlamento europeo dovranno decidere se approvare o respingere l'accordo.
VANTAGGI
Primo fra tutti quello degli investimenti. 
Una volta concluso, l'accordo porterebbe nelle casse dell'Ue 119 miliardi di euro all'anno e 95 miliardi di euro in quelle degli Stati Uniti. Secondo le stime ufficiali, i benefici economici riguarderebbero non solo le macro aree che sottoscriveranno l'accordo ma anche le aree del mondo che non sono ricomprese dagli accordi (100 miliardi di euro). 
Le fonti ufficiali dell'Unione europea indicano come uno dei punti alla base della partnership quello della formulazione di nuove regole comuni - nei settori interessati dall'accordo - che abbiano il preciso scopo di sanare le divergenze che attualmente riguardano le due legislazioni. 
Nell'annunciare tale intenzione, si assicura in ogni caso il rispetto degli standard già esistenti a livello europeo nei settori ambiente, salute e sicurezza, privacy, diritti dei lavoratori e dei consumatori. L'Ue afferma che le politiche già intraprese in questi ambiti "non sono sul tavolo dei negoziati”. 
Fonte

ANALISI M5S ITALIA

Negli scorsi mesi i parlamentari italiani del M5S hanno sottolineato alcuni punti critici dell'accordo. In particolare nell'atto o di sindacato ispettivo n.4 n.4-02109 02109 presentato il 23 aprile 2014 nella seduta n.235 presso il Senato della Repubblica vengono avanzate alcune obiezioni sostanziali:

  • uno degli aspetti fondamentali dell'accordo è che l'incentivo all'esportazione di beni e servizi tra le due parti si fonda non sull'individuazione di barriere fiscali da eliminare, che già esistono, bensì sull'eliminazione di quelle regolamentari;
  • secondo l'indagine economica svolta dalla Commissione europea del marzo 2013 le barriere non tariffarie più rilevanti riguardano il mercato alimentare, particolarmente centrale nell'economia italiana, e l'industria biotecnologica, chimica e cosmetica particolarmente delicate dal punto di vista della sicurezza;
  • il trattato punta ad abbattere le ba barriere non tariffarie, cioè i divieti di importazione e di tasse specifiche che hanno finora tenuto lontano, grazie anche all'attivazione dei cittadini, la carne agli ormoni, il pollo allevato con il cloro, gli ftalati nei giocattoli, i residui dei pesticidi nel cibo, gli organismi geneticamente modificati e molti elementi tossici della nostra catena alimentare;
  • la liberalizzazione dei servizi implica che aziende private statunitensi possano liberamente entrare nella gestione dei servizi essenziali quali quelle delle risorse idriche, dei rifiuti o della sanità;
  • un altro aspetto particolarmente preoccupante riguarda l'esautorazione dei tribunali nazionali in caso di dispute legali. L'accordo prevede infatti l'inclusione dell'investor to state dispute settlements (ISDS), uno strumento che consentirebbe a un soggetto privato di denunciare un Governo per i mancati profitti derivanti da politiche sociali; accordi simili hanno fatto sì che, per esempio, la Philip Morris stia chiedendo il risarcimento ai Governi uruguaiano e australiano per le politiche di restrizione del fumo a tutela della salute; Ciò, unitamente all'esautorazione dei tribunali nazionali nella risoluzione di dispute legali che verranno risolte da un organismo terzo come già avviene coi i panel del WTO, mette a rischio la tutela ambientale e sociale garantita dalla legislazione europea, di gran lunga più garantista per i cittadini di quanto non lo sia quella statunitense. 

    LE MULTINAZIONALI

    Una delle definizioni più attente sulle multinazionali, ci viene dall'enciclopedia Treccani, alla quale rimandiamo per maggiori approfondimenti:In Italia il termine multinazionale viene di solito utilizzato per indicare una grande impresa, cioè quella che in inglese è definita corporation: una società di capitali, dotata quindi di personalità giuridica, che la legge considera come separata e distinta dai soci che in effetti la possiedono, i quali rispondono per le obbligazioni assunte dalla società soltanto nei limiti delle azioni o quote sottoscritte. Poiché le passività e i debiti di una società di capitali non sono considerati come appartenenti alle persone che li creano, in caso di insolvenza della società i creditori non possono rivalersi sul patrimonio personale dei singoli soci: tale condizione è detta di responsabilità limitata. Quando si parla di multinazionali si dovrebbe allora parlare di transnational o (più raro) multinational corporations, cioè di associazioni transnazionali o multinazionali: espressione che indica una società di capitali o un’impresa che operano in almeno due distinte nazioni. La definizione comunemente accettata è quella proposta dalla United Nations confer­ence on trade and development (UNCTAD), un organo delle Nazioni Unite fondato nel 1964 allo scopo di incrementare le opportunità commerciali, d’investimento e di crescita dei Paesi in via di sviluppo e di assisterli nel processo d’integrazione nell’economia mondiale su basi di equità.”ancora prosegue

    L’UNCTAD, con sede a Ginevra, conta 193 Paesi membri,....
    e ancora: Guardiamo ora con maggiore attenzione alla distribuzione nazionale delle corporation, sempre seguendo il criterio di «Forbes», ma riferito questa volta alle prime 500: in testa con 162 multinazionali troviamo gli Stati Uniti; al secondo posto il Giappone con 67; al terzo la Francia con 38; appena sotto la Germania con 37; segue la Gran Bretagna con 33; la Cina con 24; il Canada con 16; tra 10 e 15 si piazzano, in ordine decrescente, Svizzera, Paesi Bassi, Italia e Corea del Sud. È quindi evidente che il cosiddetto blocco occidentale, costituito da Stati Uniti, Giappone ed Europa, ha una preminenza assoluta sul mercato (arrotondando, quasi 400 su 500: vale a dire i 4/5)”.
    Appare chiaro ed evidente che le multinazionali europee (circa 150) e statunitensi (162) sommano circa 310 potenze economiche mondiali, rispetto alle 500 circa sparse nel resto del mondo. Unendosi darebbero vita ad un blocco antagonista a quello esistente nel resto di tutto il pianeta, senza contare che il maggiore potere di acquisto mondiale oggi risiede in EuropaIl trattato TTIP, de facto, costituirebbe una coalizione di questi potenti organi economici, obbligando le nazioni ospitanti a rispettare la “loro” sovranità (Tribunale Trasnazionale o ISDS) a discapito di quella dei singoli statidei paesi aderentiSi azzererebbero le sovranità nazionali ed economiche e le costituzioni che le sostengono, si azzererebbe la libertà di acquisto dei cittadini e si azzererebbero i prodotti di eccellenza, generalmente prodotti dalle PMI. Il TTIP di fatto istituirebbe una sudditanza dei popoli aderenti al trattato, materializzata nella imposizione dei prodotti e servizi offerti dalle multinazionali stesse. Dubito che un tale trattato riuscirebbe a tenere lontani prodotti attualmente vietati in alcuni degli stati europei (OGM e alcuni prodotti farmaceutici in testa). Probabilmente l'ISSDD obbligherebbe le nazioni ad adottare i loro prodotti in quanto già utilizzati in altri paesi.
    L'indebolimento della politica, all'interno dei quasi tutti gli stati europei è ormai evidente a tutti. Di ciò dobbiamo ringraziare i partiti governativi che oggi hanno favorito una politica economica globalizzata che altro non ha fatto che spostate arricchire i patrimoni delle multinazionali, quindi degli investitori di queste ultime, indebolendo le economie delle PMI, vere eccellenze e portabandiera dei prodotti Made in …... . Si è addirittura sopperito alla mancanza di fondi per le PP.AA. Statali innalzando il tasso di imposta verso le superstiti aziende produttive, costringendole a perire, anziché promuovere, per le stesse, sane politiche di reinvestimento interno. In parole semplici i governi hanno favorito (o non vigilato) le politiche delle multinazionali, impoverendoci tutti. I nostri soldi sono andati a finire nelle casse di organismi economici che per patrimonio vicini a quelli di uno stato. La differenza sta nel fatto che le casse statali devono dare conto e proteggono la cittadinanza distribuendo servizi, le multinazionali proteggono i loro investitori e non rimettono in circolo i loro ricavi, se non sotto forma di maggiore espansione economica.

    B
    ANCHE E FINANZA

    Altra considerazione da fare è quella che nasce dalla esclusione attuale dal TTIP delle aziende che operano in servizi finanziari e delle banche. Da questa esclusione scaturisce un altro motivo di riflessione. I grossi istituti finanziari e le banche vogliono o devono rimanere liberi ed incontrollati in quanto probabilmente uniche e vere proprietarie dei grossi patrimoni delle multinazionali (alcune coincidono con con esse), le quali non possono sottrarsi da questa via di investimento obbligata, pena il mancato investimento dei loro flussi monetari e dei ricavi degli investitori. Si è sempre piùconvinti che le Multinazionali sono il mezzo migliore per controllare ingenti somme di danaro ben localizzate da parte dei grossi gruppi finanziari e che da un accordo come quello epocale del TTIP, non possono che trarne vantaggio proprio gli istituiti di servizi finanziari e le banche, in quanto ciò favorirebbe una ulteriore localizzazione dei patrimoni ed un legale scambio economico che non vede più come contenitore la sovranità statale, ma quella appunto economica. Gli stati molto probabilmente non esisteranno più come noi li conosciamo. Scompariranno le sovranità statali e si andrà sempre più verso le sovranità “economiche” sovranazionali. I cittadini europei saranno mezzo passivo, in quanto utilizzatori di prodotti e servizi imposti dai grossi capitalisti e mezzo attivo, in quanto schiavizzati ed impiegati per sostenere questo “geniale” meccanismo socio-economico che da tanto tempo sovrasta la politica.

    È GIÀ ACCADUTO

    Per quanto riguarda il beneficio che questo accordo può avere per le Piccole e Medie Imprese e per tutti noi, basti andare un po indietro nel tempo per vedere quanto danno hanno prodotto per esempio le multinazionali alimentari ai piccoli e medi produttori, oggi, nella maggior parte, scomparsi o ridotti sul lastrico per l'imposizione di prezzi all'ingrosso bassissimi, dovuti alle abnormi filiere e all'enorme tassazione imposta dai nostri “cari” governi che si sono succeduti.Ma si sono verificati dei casi di patti transazionali con gli USA?
    Avete mai sentito parlare dei “campesinos”? No?
    In Colombia il governo si è accordato con gli USA per garantire le Multinazionali a discapito dei suoi cittadini. Vi consiglio di leggere quanto pubblicato sul Fatto Quotidiano.In pratica ai coltivatori diretti medi e piccoli è stato vietato di utilizzare sementi proprie, obbligandoli all'uso di semi transgenici delle multinazionali che dovevano acquistare ogni anno. Per questo ci sono state vittime ed ancora questo paese è in subbuglio interno. In questo documentario, potete rendervi conto della situazione attuale.
Locandina dell'evento:


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